Approvata una mozione all’unanimità al congresso della Federazione italiane scuole materne.
Le scuole materne FISM accolgono oltre 500.000 bambini. “Esse – si legge in una mozione approvata all’unanimità al congressso della Federazione italiana delle scuole materne – espressione delle comunità in cui operano, sono capillarmente diffuse in tutto il Paese e rispondono a un essenziale esigenza educativa. A loro – ancor più esplicitamente dopo la legge 62/2000 – è riconosciuto il diritto di essere sostenute economicamente per il servizio pubblico che svolgono”.
Le scuole FISM “non sono private, ma paritarie e senza fini di lucro e come tali facenti parte – con le scuole statali e dei comuni – del sistema nazionale d’istruzione: sostenere le scuole dell’infanzia paritarie significa sostenere il servizio pubblico che esse svolgono”.
La FISM, che è per un mix di strumenti per l’attuazione della parità economica in ragione delle plurime e differenziate competenze di Stato, Regioni ed Enti locali, “ribadisce la scelta del finanziamento diretto alle scuole sulla base del numero delle scuole e delle sezioni funzionanti in misura tale da permettere una gestione, qualitativa ed organizzativa, equipollente a quella delle scuole statali”. Ciò che è urgente “è adeguare il sostegno economico-finanziario alle scuole dell’infanzia paritarie in modo certo”; un sostegno che è rimasto inalterato dall’anno 2000, nonostante il recupero parziale dei tagli previsti dalla Finanziaria 2009. Diversamente il sistema delle scuole paritarie “rischia oggettivamente il collasso, soprattutto nelle realtà più piccole, dove peraltro non ci sono alternative”.
Ogni scuola ha, infatti, costi fissi, tra i quali quello per le retribuzioni rappresenta la parte più consistente: tali costi debbono essere assunti dalla Repubblica per conseguire una effettiva equità dell’accesso al sistema nazionale di istruzione. Solo così si consente a tutte le famiglie la possibilità di scegliere la scuola a parità di condizioni.
La FISM pertanto chiede che in nome del primato dell’educazione “anche il nostro Paese compia finalmente quel passo che lo collochi, anche per il suo sistema scolastico, a tutti gli effetti nell’Unione Europea, che è il nuovo territorio civile di riferimento”.