09/02/2009 – Eluana Englaro, il Comunicato della Presidenza della CEI
“In questo momento di grandissimo dolore, affidiamo al Dio della vita Eluana Englaro. Le preghiere e gli appelli di tanti uomini di buona volontà non sono bastati a preservare la sua fragile esistenza, bisognosa solo di amorevole cura. Siamo affranti in questa grave circostanza, ma non viene meno la speranza, che nasce dalla fede e consegna alla misericordia del Padre Eluana, la sua anima e il suo corpo. E’ questa speranza a renderci una cosa sola, accomunando quanti credono nella dignità della persona e nel valore indisponibile della vita, soprattutto quando è indifesa. Facciamo appello a tutti perché non venga meno questa passione per la vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale”.
Riportiamo da Avvenire di giovedì 5 febbraio 2009 , pagina 5, il testo della lettera inviata dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, alle Suore Misericordine che hanno assistito Eluana Englaro per 15 anni con amore evangelico.
Carissime Suore Misericordine,
Eluana non è più nella vostra casa ‘Beato Luigi Talamoni’ di Lecco. Dopo 15 anni di cure premurose che le avete prestato con amore evangelico, all’insegna della gratuità, nel rispetto dei sentimenti della famiglia, la decisione del signor Englaro di trasferirla altrove, per porre fine alla sua vita, crea in voi sofferenza, smarrimento, angoscia. Sofferenza, perché vi distaccate da Eluana, una giovane donna, per voi molto cara, verso la quale è nato un rapporto ancor più forte della già significativa relazione che intrattenete con ogni vostro paziente. Questi anni di attenzioni incessanti e quotidiane hanno reso Eluana parte anche della vostra famiglia, oltre che di quella dei suoi genitori, che regolarmente la visitavano. Questa sofferenza è la misura dell’amore autentico che provate per Eluana e che ogni giorno offrite a chi è ospite della vostra casa. Smarrimento, perché davanti al suo letto vuoto sembra che tutti i vostri sforzi, le vostre attese, le vostre preghiere siano state inutili. L’amore non è mai sprecato, questa vostra dedizione è e rimarrà fecondo segno di provocazione per chi sta esercitando uno strumentale ‘accanimento mediatico’, di chi ha trasformato questa persona in un ‘caso’ per finalità estranee al bene di Eluana, a volte addirittura manipolando la realtà.
Angoscia, perchè vi attendono giorni nei quali dovrete assistere – impotenti – all’agonia di una persona che amate. Sostenendovi nella preghiera invoco con voi e per voi il Signore perché non venga meno la vostra speranza e affinché siano percorse tutte le vie, degli uomini e di Dio, per salvare la vita di Eluana.
Sofferenza, smarrimento, angoscia, speranza e preghiera che sono anche in me. Sia perché partecipo al vostro dolore sia perché più volte – visitando i degenti della clinica ‘Beato Luigi Talamoni’ – ho potuto incontrare Eluana e constatare di persona come le sue condizioni fisiche generali fossero buone e come vivesse senza l’ausilio di alcun macchinario. In quelle occasioni mi sono chiesto il perché della vostra generosa dedizione: affetto, pietà cristiana o anche profonda solidarietà umana motivata dal rispetto dovuto a ogni persona, soprattutto se fragile e debole? Vorrei che il clamore attorno ad Eluana cessasse e si aprisse lo spazio della preghiera, della riflessione.
È necessario anzitutto un rispetto sincero per le persone coinvolte, un rispetto autentico perché inscindibilmente connesso con quello per i valori e le esigenze che derivano dalla dignità personale di ogni essere umano. Lo si deve anche alle altre situazioni di gravi fragilità che vedono coinvolte molte famiglie, che testimoniano silenziosamente dedizione, generosità, amore.
Occorre quindi stare dalla parte della vita in ogni stadio di sviluppo e in ogni condizione di esistenza. Occorre stare dalla parte degli ultimi, i più fragili e incapaci di farsi valere nei loro diritti: i diritti dei deboli non possono né devono essere ‘diritti deboli’ e, dall’altra parte, i pur comprensibili desideri ed emozioni non possono pretendere di diventare diritti. Occorre ricordare, infine – e la Chiesa sente la necessità di richiamarlo con forza che, al di là e al di sopra della legge positiva degli uomini, sta la legge che Dio ha indelebilmente stampato nel cuore di ogni uomo e donna: legge che sola può assicurare l’ordinata e pacifica convivenza sociale. Care Suore, so che queste non sono per voi affermazioni di principio, ma verità che sostengono il vostro concreto agire per gli ultimi. Di questo esempio vi sono grato, assicurandovi la mia vicinanza nell’affetto e nella preghiera, insieme a tutta la Chiesa ambrosiana.
Cardinale Dionigi Tettamanzi Arcivescovo di Milano